Parlare di Lepsius ad un egittologo è come parlare di Dante o Petrarca ad un insegnante di lettere, tale è la fama che gode questo insigne studioso nell’ambiente scientifico ed in particolare nella linguistica egizia. Karl Richard Lepsius, egittologo tedesco dell’ottocento, è considerato il primo grande successore dei pionieri della materia quali Åkerblad, Young, Champollion ecc., colui che ha poi gettato le fondamenta dell’egittologia moderna. Autore di innumerevoli opere tra cui rammento lo studio ed interpretazione del cosìdetto Decreto bilingue di Canopo che gli consentì di riscontrare e confermare la validità della scoperta dell’altro ancor più celebre reperto, la famosa Stele di Rosetta, nonché la monumentale opera prima in 12 volumi “Denkmäler aus Ägypten und Äthiopien”. Lavoro questo considerato punto di riferimento per tanti studiosi della linguistica egiziana antica nei periodi a cavallo tra l’ottocento e parte del novecento, dal Budge, al Sethe, al Gardiner, Polotsky, Léfèbvre ecc. Ma non intendo in queste brevi note parlare di egittologia e se ho dato qualche cenno in proposito è semplicemente onde fornire al lettore, poco avvezzo all’orientalistica, un’idea dello spessore di questo grande linguista nonché archeologo del XIX secolo. Desidero al contrario evidenziare alcune peculiarità, inusuali a dire il vero per un egittologo, in quanto afferenti, seppur in modo indiretto, alla nostra città. Vengo al dunque: per mera casualità ho riscontrato che il Lepsius ebbe a laurearsi nel 1833 a Berlino discutendo una tesi dal titolo De Tabulis Eugubinis. La cosa mi sorprese ed incuriosì e così volli approfondire un po’ tale singolarità. Il Lepsius compì gli studi universitari in archeologia (greco-romana) e nello studio delle lingue latina, greca e sanscrita allora in voga (delle quali ne era profondo conoscitore), dapprima a Lipsia, poi a Göttingen ed infine a Berlino ove si laureò appunto nel 1833. Dopo la laurea si recò a Parigi ove iniziò lo studio dell’egittologia, disciplina alla quale avrebbe da allora dedicato la sua intera esistenza, con progressivo e lento abbandono definitivo della linguistica classica e giapetica in genere. Durante il soggiorno parigino, onde approfondire lo studio della lingua egiziana antica si recò più volte in giro per l’Europa al fine di reperire testi ad hoc. Visitò l’Inghilterra, l’Olanda ma soprattutto, per ciò che interessa il presente scritto, soggiornò in Toscana nel 1836 ove ebbe rapporti di ricerca con Rosellini, l’egittologo italiano che fu anni addietro collaboratore in Egitto ed in seguito in Toscana dello Champollion. Qualche anno dopo pubblicò una seconda opera sullo studio delle scritture osche ed umbre dal titolo Inscriptiones Umbricae et Oscae quotquot adhuc repertae sunt omne (ed. Carolus Ricardus Lepsius – Leipzig 1841), l’ultimo lavoro per quanto mi risulti avente per oggetto tematiche estranee all’orientalistica ove in parte riaffronta la problematica connessa alle Tavole. Non sono riuscito ad avere idonea documentazione in proposito ma appare opinabile che il Lepsius abbia redatto la seconda opera proprio all’indomani o durante il soggiorno in Toscana, dando poi il lavoro alle stampe nel 1841 come autore ed editore. Risulta pertanto plausibile il ritenere estremamente probabile che lo studioso tedesco dalla vicina Toscana si sia recato a Gubbio, in una o più riprese, per le ricerche del caso. Ho cercato di approfondire la cosa con l’Ancillotti ma costui nulla ne sa nel merito anche se ne condivide la probabilità. Anche il prof. Sollevanti, che anni orsono pubblicò una ricerca su alcuni personaggi stranieri venuti a Gubbio nell’ottocento, non mi è riuscito a fornire notizie in proposito. Colgo pertanto l’occasione per invitare qualche lettore che avesse notizie attinenti all’argomento di mettersi in contatto con me. Ma torno alla tematica fondamentale di che trattasi. La tesi di laurea De tabulis eugubinis meritò la pubblicazione da parte dell’Università di Berlino (ed. Hochschulschrift Phil. Diss.) ed ebbe larghissima risonanza nell’ambiente scientifico del tempo, opera che lo fece conoscere subito come valente linguistica. Il Prof. Ancillotti mi ha confermato che nel mondo scientifico di oggi vi è uniformità di giudizio nel ritenere il Lepsius il primo ricercatore che abbia affrontato lo studio delle Tavole su base scientifica anche se, ad onor di verità, la linguistica di quel tempo incominciava a muovere i primi passi e pertanto il valore intrinseco di tali ricerche oggi risulta del tutto o quasi irrilevante. Questa branca dello scibile umano subisce continue evoluzioni ed oggi studiosi delle Tavole del calibro di Ancillotti o Prosdocimi affermano che lo stesso Devoto per tanti aspetti risulta essere obsoleto. Il lavoro del Lepsius assume pertanto in un contesto storico quello di essere stato il pioniere della ricerca scientifica sulle Tavole. In precedenza infatti i tentativi di interpretazione da parte di qualche studioso si basarono su ricerche del tutto superficiali, essendo le stesse carenti di quei criteri di indagine che caratterizzano lo studio su base scientifica.